BATTESIMO (Mt 3,13-17)

«Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui» (Mt 3,16)

Colui che è nato in una stalla, adorato dai Magi, con il Battesimo nel fiume Giordano accetta la condizione dei peccatori, dei farisei, delle prostitute; si lascia accomunare a loro accettando la condizione di Agnello di Dio che con la morte «toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29). Per questo il corpo di Gesù viene ritratto come morto, come posto nella tomba e le braccia distese appaiono immobili. L'iconografia del Battesimo allude alla futura morte di Gesù (sembra deposto nel fiume) e la sua figura ricorda quella della Sindone. Come nella creazione del mondo lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque, così nel Battesimo, in forma di colomba, lo Spirito Santo discese su di Lui e consacrò le acque del Giordano. Battesimo, Sacrestia della Cattedrale di Santa Maria Reale dell'Almudena, Madrid, Spagna, settembre 2005.

GESÙ GUARISCE IL PARALITICO (Mt 9,1-8)

GESÙ GUARISCE IL PARALITICO (Mt 9,1-8)

«Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati"» (Mt 9,2)

Cristo isolato, maestoso, dritto, è vestito con i colori con cui già nell'antica tradizione veniva rappresentato: ha un manto blu, perché è Dio, e una tunica rossa, il colore che indica l'umano, per dire che Dio si è fatto uomo in mezzo a tutta l'umanità. L'immagine rappresenta la scena di quel paralitico che è stato presentato a Gesù scoperchiando il tetto e calandolo legato ad un lettuccio. Cristo guarisce il paralitico con il dito di Dio e, tenendo nell'altra mano il rotolo della Parola, gli perdona i peccati. Colui al quale sono rimessi i peccati è guarito, è salvato, perché non è più solo, destinato alla morte, ma è di nuovo in comunione con Dio, che è la vita. Il paralitico, libero dai lacci della malattia, comincia a rialzarsi nella vita nuova, abbandonando il segno della sua condizione di peccato: il lettuccio "mortale". Cristo guarisce il paralitico per indicare che il perdono è tanto reale quanto alzarsi e camminare. Gesù guarisce il paralitico, Santuario della Madonna della Salute degli Infermi, Pozzoleone Scaldaferro, Italia, marzo 2006.

PIETRO CAMMINA SULLE ACQUE (Mt 14,22-33)

PIETRO CAMMINA SULLE ACQUE (Mt 14,22-33)

«E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?"» (Mt 14,31).

Pietro è salvato dal flusso delle acque che stavano per sommergerlo, dopo essere stato colto dallo spavento, proprio quando ha abbassato lo sguardo da Cristo per fissare gli abissi oscuri dell'acqua sotto i suoi piedi. Non è secondo la natura dell'uomo camminare sulle acque, ma la persona umana non è riducibile solo alla sua natura. La persona infatti ha il nucleo della sua identità nella relazione con Dio, dal quale riceve la vita, l'amore, cioè la somiglianza a Dio stesso. Pietro, afferrato dalle mani del Cristo Risorto, comprende che camminare sulle acque è possibile solo tenendo fisso lo sguardo su Cristo.
Pietro affonda, Chiesa dei Santi Primo e Feliciano, Vrhpolje, Slovenia, novembre 2013

HO AVUTO SETE (Mt 25,34-35)

HO AVUTO SETE (Mt 25,34-35)

«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere» (Mt 25,35)

La scena, in cui una persona visita il malato, gli offre da bere e lo avvolge in una coperta, mostra che questi gesti confluiscono in ultima istanza a Cristo. Infatti il volto del malato ha i chiari tratti di Cristo. Chi accoglie la vita costituita dall'amore e dunque che deriva dallo Spirito Santo e a Lui affluisce pensa e agisce secondo tale vita. Il discorso di Cristo sul giudizio universale lascia intravedere questo progressivo avvicinarsi al vero volto della vita alla quale si partecipa. Cristo è nel malato che si visita e nell'assetato a cui si dà da bere.
Ho avuto sete, Chiesa di Tutti i Santi, Ljubljana, Slovenia, dicembre 2009.

TEMPESTA SEDATA (Mc 4,35-41)

TEMPESTA SEDATA (Mc 4,35-41)

«Si destò, minacciò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?"» (Mc 4,39-41)

Cristo è in piedi alla prua della barca e in posizione da Risorto compie un esorcismo sul mondo, raffigurato da un turbine di vento dal quale emerge il volto capovolto di Satana. In questo episodio si vedono i discepoli sperimentare la paura di fronte a una minaccia portata alla loro vita: quella della "gran tempesta di vento" che riempie la barca di acqua. Gesù sacerdote è vestito di una stola e con le braccia compie due gesti: uno di benedizione, con la mano destra, e l'altro di liberazione dal male, con la mano sinistra che trattiene il rotolo del Vangelo. Il mare è già pacifico, il cielo si è rischiarato, solo il diavolo sta sparendo su se stesso. Il mantello di Cristo diventa la vela che raccoglie lo Spirito Santo, l'umanità nuova.
Tempesta sedata, Santuario di San Giovanni Paolo II, Cracovia, Polonia, marzo-aprile 2014

MAESTRO, DOVE ABITI? (Gv 1,35-39)

MAESTRO, DOVE ABITI? (Gv 1,35-39)

«Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?". Gli risposero: "Rabbì, che tradotto significa Maestro, dove dimori?"» (Gv 1,38)

L'immagine traduce letteralmente il significato dell'espressione seguire: camminare insieme con uno che indica il cammino. Uno dei discepoli tiene il rotolo della Parola, l'altro tocca la mano destra di Cristo: hanno riconosciuto in Lui il Verbo che si è fatto carne e ha messo la sua tenda in mezzo a noi. La tenda non fatta da mani d'uomo, l'eterno Figlio, si è unita alla tenda tessuta da mani umane della Vergine madre. In questa doppia tenda della divino umanità di Cristo siamo coinvolti anche noi: ecco perché i due discepoli sono vestiti nei colori della divino umanità di Cristo. Sono due, ma sono raffigurati come un corpo solo, simbolo del fatto che la vita in Cristo è un'esperienza comunitaria.
Maestro, dove abiti?, Cripta della Chiesa inferiore di San Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, Italia, giugno 2009.